Tag Archives: stati uniti

trova le differenze/2

3 Mar

Appena li ho visti non ho potuto fare a meno di pensare alla faccia di un UFO…invece sono dei neonati di octopus vulgaris, il polpo comune, nati di recente nel California Academy of Sciences.

la ricetta della Coca cola

23 Feb

  • 4 once di estratto fluido di coca e noci di cola
  • 3 once di acido citrico
  • 1 oncia di citrato di caffeina
  • 30 libbre di zucchero
  • 2,5 galloni di acqua
  • un quarto di succo di lime
  • 1 oncia di vaniglia
  • caramello a occhio
  • 2 once e mezza di aromi. ….quali aromi?????

Si tratta del componente 7X, da sempre custodito in modo “quasi” maniacale…

Voci di corridoio rivelano infatti che sia scritto su un chicco di riso racchiuso in una bottiglia, che è in una borsetta, che si trova in un vascello pirata inghiottito da una balena, che nuota in un vulcano spento di un isola sorvegliata da un lemure a due teste…

A quanto pare qualcuno superato il lemure, annacquato il vulcano per non farlo risvegliare….addormentata la balena, trovato il vascello, la borsetta, la bottiglia…e usato un magico microscopio portatile, l’ha letto e pubblicato nel 1979 sull’Atlanta Journal Constitution (pagina 28) …e così si scopre che il supersegreto ingrediente “7X” è composto da un quarto di alcool e sei essenze: arancia (80 gocce), limone (120 gocce), noce moscata (40 gocce); coriandolo (20 gocce), neroli (40 gocce).

Oggi la Coca-Cola è la bevanda più bevuta e imitata, nonostante le critiche di danneggiare la salute e violare i diritti umani. ….

Presto Raz Degan aprirà un indagine per risolvere il MISTERO…

san valentino in salute

14 Feb

Uno dei più importanti siti di promozione della salute suggerisce un San Valentino all’insegna del benessere:

–         mangiare in modo sano e proteggere il cuore riducendo il consumo di cibi grassi e ad alto contenuto di sale, a favore di una dose abbondante di frutta e verdura

–         praticare attività fisica

–         evitare i dolci

–         imparare i sintomi dell’attacco cardiaco in modo da riconoscerli tempestivamente.

bad project

2 Feb

Alcuni ricercatori dello Hui Zheng lab del Baylor College of Medicine, in Texas, hanno cercato di comunicare in modo insolito i sentimenti di chi passa le sue giornate tra provette e pubblicazioni…il risultato, assolutamente esilarante, mostra come un linguaggio attuale come quello pop, veicolato da una canzone conosciuta ovunque, sia in grado di mettere in luce ansie e frustazioni degli scienziati.

uomo contro natura 1-1

23 Nov

Per quindici anni i contadini statunitensi hanno pensato di essere più furbi della natura.

Tutta colpa della Monsanto???

Non credo: un contadino ama e rispetta la terra e la natura, sa che non è possibile giocarci  contro.

Eppure ci sono cascati in tanti, gli stessi che oggi parlano di “mostri” e non si capacitano della necessità di dover ricorrere a zappa e pala per salvare raccolti e guadagni, hanno usato sementi ogm per 16 anni.

Danno la colpa all’ingegneria genetica e in particolare ai sementi Roundup Ready. Le piante coltivate hanno un gene che permette loro di essere resistenti all’erbicida totale Roundup: grazie a questi sementi gli agricoltori hanno potuto usare l’erbicida indiscriminatamente, senza causare danni alle piantagioni e senza dover arare.

In questo modo si è arrivati ad avere il 58% del cotone, il 66% del mais e il 93% della soia Roundup Ready.

Tuttavia, come insegna Darwin, bisogna considerare sempre la selezione naturale: dopo una quindicina di anni di uso intensivo di queste sementi e di questo erbicida, una decina di erbe infestanti sono diventate resistenti e hanno finito con il moltiplicarsi in modo indiscriminato. Tra queste c’è l’Amaranthus palmeri: i contadini affermano che cresce di circa 5 cm al giorno e arriva ad assumere le forme più strane.

C’è stato un ritorno al passato, zappa alla mano si sta cercando di rimediare il danno creato in laboratorio…per eliminare le piante infestanti, ma soprattutto proteggere le colture…

 

 

To be continued

quando l’attualità incontra l’arte

9 Nov

Nel 2000, Alfredo Jaar, artista cileno celeberrimo in tutto il mondo, ha coniugato arte, scienza e storia con l’opera The Cloud.

Si tratta di un omaggio alle oltre 3mila vittime del confine tra Messico e Stati Uniti che negli anni 90 hanno perso la vita nel tentativo di oltrepassare quella linea immaginaria.

L’artista ha scelto di ricordarli tutti con una nuvola artificiale che per 45 minuti è rimasta sospesa sulla linea di confine tra Tijuaca e San Diego mentre si svolgeva una cerimonia laica e un quartetto d’archi intonava una melodia.

Il senso dell’opera è la libertà di movimento che viene raccontata dai 3000 palloncini biodegradabili che la componevano: le vittime/palloncini sono stati finalmente liberi di spostarsi da uno stato all’altro senza bisogno di passaporto.

buona notte New York!!!!

13 Ott

Lights out New York” è un’iniziativa ambientalista organizzata da Nyc Audubon, giunta al quinto anno di vita che coinvolge la città di New York, dal 1° settembre al 1° novembre, chiedendo lo spegnimento delle luci negli ultimi piani dei grattacieli.

Lo scopo dell’iniziativa è il contrasto dell’inquinamento luminoso in città che causa la morte di circa 90 mila volatili ogni anno: l’adesione permette di ridurre i decessi sino all’83%, garantendo anche un risparmio energetico di circa 750 mila kW per un edificio delle dimensioni dell’Empire State Building e un risparmio economico sino a 120 mila dollari.

Tra gli edifici più celebri che aderiscono ricordiamo: Chrysler Building, Rockefeller Center, 501 Lexington Avenue, Silverstein Properties e Time Warner Center.

L’iniziativa newyorkese è stata seguita da Toronto e Chicago e anche noi, nel nostro piccolo possiamo contribuire seguendo delle semplici regole da suggerire ad amici d’oltreoceano:

1. spegnere le luci dei piani non occupati e inutilizzati
2. chiudere le tende da mezzanotte all’alba
3. in caso di schianto di un animale sul vetro, chiamare subito l’associazione ambientalista NYC Audubon al numero  212-691-7483.

compra ragazzino compra

30 Ago

L’ineguale distribuzione delle risorse nel mondo porta la popolazione dei paesi più “sviluppati” ad avere un’ampia possibilità di scelta, sopratutto a livello alimentare. Decidiamo quotidianamente cosa mangiare, scegliamo e spesso ci comportiamo in base a ciò che ci impone il marketing delle grandi aziende.

Allo stesso modo i supermercati hanno sempre gli scaffali pieni di prelibatezze invitanti e gustose. Molto spesso per loro è più conveniente buttare la merce sana piuttosto che aspettare la data di scadenza o la vendita dei prodotti.

Proprio questa mentalità consumistica ha portato alla nascita di un fenomeno chiamato “dumpster diving”, ovvero il ripescaggio di alimenti, ma anche vestiti ed oggetti, dai cassonetti. È uno stile di vita che permette di uscire dai circuiti del consumismo pur sfruttandone il principio, fortemente presente in Canada, Australia e Stati Uniti.

Nonostante per molti sia una pratica rivoltante nonchè da poveri, la praticano sopratutto studenti che decidono di vivere in modo alternativo la propria vita e sopratutto le proprie finanze: non dover spendere per soddisfare un bisogno primario come il cibo permette infatti di dedicare quei soldi ad altri interessi, ad altre passioni o anche, più semplicemente, risparmiali per altri progetti.

delfini si, delfini no

23 Ago

Qualche giorno fa abbiamo visto due delfini che nuotavano poco distanti dalla riva…hanno saltato fuori dall’acqua, si sono immersi, hanno nuotato a pelo d’acqua e poi si sono allontanati verso un’altra riva.

È stato bello anche se l’incontro non è stato chiaro e vicino come all’acquario mi ha lasciato una sensazione piacevole…mooolto piacevole. Sulla cattività dei delfini mi sono imbattuta spesso in notizie un po’..sconcertanti. Tutto è iniziato con la testimonianza di Ric O’Barry, ex addestratore di delfini, oggi attivista per i loro diritti.

Nella mia vita ho catturato circa 100 delfini, negli anni ’60, compresi i 5 usati per la serie Flipper. Ero uno degli addestratori piu’ pagati del mondo. Se volevo potevo mettere in piedi un programma di addestramento di delfini e fare 3-4 milioni di dollari l’anno. Sono cambiato quando Flipper e’ morto suicida tra le mie braccia. Uso questa parola con trepidazione, ma non conosco un’altra parola che descriva l’asfissia auto-indotta. I delfini e gli altri mammiferi marini non respirano in modo automatico. Ogni respiro e’ un atto conscio, ed e’ per questo che non dormono mai. Se la vita diventa una pena insopportabile, semplicemente decidono di non respirare piu’. Flipper mi ha guardato negli occhi e ha smesso di respirare. In quel periodo ero estremamente ignorante. Ora sono contro la cattivita’.

In realtà non è solo la depressione a stroncare questi animali, un’inchiesta di qualche anno fa pubblicata da L’Espresso ha messo in luce molti casi di morti ingiustifite: Romeo stroncato da una necrosi epatica a causa dell’alimentazione imposta dal suo allenatore (privazione di cibo e somministrazione di ormoni); Violetta morta soffocata a causa della spina dorsale spezzata; Hector morto a causa di un’infarto del miocardio, sono solo alcuni dei casi di morti che avvengono in Italia.  I delfini muoiono perché noi li vogliamo veder saltare, perché i parchi acquatici devono guadagnare e si impongono ritmi insostenibili a questi animali.

Non è un caso che Oscar Carini, ex addestratore a Gardaland abbia dichiarato “Non si possono costringere i delfini a fare tutti i giorni 5 o 6 spettacoli pensando che non ne risentano. Loro sono come noi. Sono intelligenti. Gli allenamenti aggressivi finiscono per ucciderli”, e ancora descrivendo il suo successore dichiara che è un tipo “senza etica professionale ed esperienza, ai vertici del parco piaceva: era superproduttivo, ubbidiente, molto cortese. Con i cetacei, invece, usava le maniere forti. I delfini, davanti a lui, saltavano fuori dall’acqua decine di volte. Sempre alla velocità della luce: perché avevano la pelle irritata dal cloro e ogni balzo rappresentava per loro un po’ di refrigerio. Tanta iperattività era entusiasmante per il pubblico, molto meno per gli animali: la Guardia forestale in un rapporto racconta, per esempio, la storia di Tom e Jerry, due otarie «dagli occhi velati di bianco» perché vittime di «eccessi da cloro»”.

Sul caso di Violetta Giuli Cordara, presidente di Animal and Nature Conservation Fund, ha dichiarato: “Siamo nel 2000. Non voglio neanche pensare che qualcuno le abbia potuto dare una bastonata durante l’addestramento, quelli sono metodi da età della pietra”…

Un modo per contrastare tutto questo è smettere di andare a visitare questi parchi…se non sono fonte di reddito questi animali verranno lasciati in pace.

un passo lungo un libro

19 Lug

Diventare vegetariana è stato un passo lungo un libro. I miei genitori dicono di aver sempre saputo che sarebbe successo e che si aspettavano questa comunicazione anni fa. Beh, è arrivata un giorno di giugno e da allora le peripezie per far capire le mie motivazioni non sono mancate. Quello che quasi nessuno mi ha chiesto, e che mia madre sta iniziando a capire solo ora, è il motivo per cui l’ho fatto. Sembra assurdo ma nonostante non sia mai stata un’amante della carne non mi sono mai posta interrogativi sulla sostenibilità di un’alimentazione di questo tipo. Non lo facevo perché ero convinta che il vegetarianismo fosse una tendenza in stile new age. Niente di più sbagliato. E qui torniamo al titolo. Sono diventata vegetariana leggendo il libro di Peter Singer e Jim Mason “Come mangiamo”, un bel libro, un po’ troppo distante dalla prospettiva di un’europea, ancora di più da quello di una sarda abituata a vedere pecore che pascolano di fianco a casa e l’agnellino vivo portato in chiesa per celebrare la Pasqua. Eppure i temi ambientali mi sono sempre interessati: l’essere diventata vegetariana ha a che fare con la vita in generale, non solo animali ma anche il mondo dei lavoratori e quello in cui vivo.
E’ un bel libro, ricco di testimonianze e frutto di un attento lavoro di indagine, merita di essere letto per ampliare i propri orizzonti, ma resta comunque chiaro che certe scelte non si possono imporre.