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30 Ago

L’ineguale distribuzione delle risorse nel mondo porta la popolazione dei paesi più “sviluppati” ad avere un’ampia possibilità di scelta, sopratutto a livello alimentare. Decidiamo quotidianamente cosa mangiare, scegliamo e spesso ci comportiamo in base a ciò che ci impone il marketing delle grandi aziende.

Allo stesso modo i supermercati hanno sempre gli scaffali pieni di prelibatezze invitanti e gustose. Molto spesso per loro è più conveniente buttare la merce sana piuttosto che aspettare la data di scadenza o la vendita dei prodotti.

Proprio questa mentalità consumistica ha portato alla nascita di un fenomeno chiamato “dumpster diving”, ovvero il ripescaggio di alimenti, ma anche vestiti ed oggetti, dai cassonetti. È uno stile di vita che permette di uscire dai circuiti del consumismo pur sfruttandone il principio, fortemente presente in Canada, Australia e Stati Uniti.

Nonostante per molti sia una pratica rivoltante nonchè da poveri, la praticano sopratutto studenti che decidono di vivere in modo alternativo la propria vita e sopratutto le proprie finanze: non dover spendere per soddisfare un bisogno primario come il cibo permette infatti di dedicare quei soldi ad altri interessi, ad altre passioni o anche, più semplicemente, risparmiali per altri progetti.